APPUNTAMENTO CON GLI ARTISTI
1905 Argentina – Buenos Aires 1973
Soprannome: “El caballero del Tango” –Il gentiluomo
Violinista, pianista, direttore d’orchestra
Nacque il 27 gennaio 1905 nel barrio porteňo di Barracas, da genitori italiani e morì nella stessa città natale a distanza di 67 anni, il 14 gennaio 1973.
Fu un grande direttore degli anni ’40, nella così detta “Epoca d’Oro del Tango” e venne soprannominato per i suoi modi gentili “El caballero del Tango”, “Il gentiluomo del Tango”.
Gli esordi
Ricardo iniziò i suoi studi musicali partendo dal violino ma dopo qualche anno scelse di passare al pianoforte come suo fratello Antonio che già suonava lo strumento e dirigeva insieme a Petrone l’ Orquesta Típica Tanturi-Petrone.
Nel 1931 formò il suo primo gruppo, un sestetto chiamato Los Indios, in nome della squadra di polo che seguiva con passione, e non mancava serata in cui l’Orchestra Tanturi, quando si esibiva in pubblico, non suonasse come primo brano proprio “Los Indios” di Francisco Canaro, ma curiosamente non arrivò mai ad inciderlo.
Il grande successo: i Cantores
In quel tempo però il ruolo del cantor era davvero importante per un’orchestra e così il vero salto di qualità lo fece nell’anno 1939 quando Tanturi inserì come cantante un tal Alberto de Luca (Alberto Dual, si faceva chiamare) che finalmente si consacrò nell’orchestra con il nome che lo vide diventare famoso: Alberto Castillo.
Le esecuzioni passavano da toni intimi, introspettivi ad esecuzioni subito dopo sfacciate, provocatorie, merito della camaleontica personalità e timbrica del cantante che dominava il palco e la scena e che bene si amalgamava con l’orchestra e uno stile agile, staccato, allegro.
Nel 1943 Castillo, conscio delle sue doti e della sua fama, chiese un sostanziale aumento del cachet ma non venendogli accordato, lasciò l’orchestra costringendo Tanturi a scegliere una nuova voce.
Ebbe ancora una grande intuizione: cambiare completamente genere, scegliere una personalità più modesta ma comunicativa, più dolce e avvolgente e fu così che entrò a far parte dell’orchestra un giovane cantante uruguayano,con altrettanta personalità e capacità di comunicare con il pubblico:
Enrique Campos
Inizialmente il cantante si faceva chiamare Eduardo Ruiz, ma il suo nome di battesimo era Enrique Inocencio Troncone. Il nuovo alias artistico Enrique Campos lo deve proprio a Tanturi che volle per lui un nuovo inizio.
Campos aveva un approccio diverso rispetto a quello del suo predecessore, ma riusciva allo stesso modo a creare un legame profondo tra sé ed il pubblico. Cantava con fraseggio molto musicale, dizione perfetta, compostezza, senza esaltazioni bensì con la semplicità di un atteggiamento umile.
Dietro a lui l’orchestra suonava affiatata, discreta e precisa, creando un ensemble perfetto che permise di registrare 51 brani del binomio Tanturi-Campos divenuti tesori del Tango.
I 3 TANTURI
Tanturi non è stato tra i più osannati dalla critica musicale, per la semplicità dei suoi arrangiamenti, per la mancanza di sofisticazioni musicali, ma ha saputo creare con il suo stile veri e propri gioielli musicali, mantenendo per circa trent’anni la sua orchestra ad alti livelli.
Inconfutabile merito va alla scelta dei suoi cantores: Alberto Castillo e Enrique Campos.
Così diversi, vocalmente e umanamente, ma dall’inestimabile impatto carismatico, diedero ciascuno un’impronta totalmente differente alle loro incisioni.
Durante una serata in milonga potremo apprezzare tranquillamente:
- una tanda ritmica, graffiante, “arrabalera” con il binomio Tanturi-Castillo,
Tanturi-Castillo. “Poca Palabras” (1941).
https://www.youtube.com/watch?v=KK2FqQZqytw
- una tanda dal sapore romantico, melodico con il binomio Tanturi-Campos,
Tanturi-Campos. “Oigo tu voz” (1943).
https://www.youtube.com/watch?v=6YAxXDtbI0s
- una tanda di Tanturi solamente strumentale, con un compas così piacevole dallo stile d’arienziano.
Tanturi strumentale. “Tierrita” (1937).
https://www.youtube.com/watch?v=NimYjNrnjrg
Venti furono infatti le sue incisioni strumentali attraverso le quali possiamo apprezzare una vera e profonda “tanguedad” che tanto piaceva non solo ai ballerini, ai quali Tanturi tanto si ispirava per comporre la sua musica, ma anche a chi andava “al baile” solo per ascoltare buon tango.
Dopo 3 anni (dal 1943 al 1946), anche Campos lasciò l’orchestra e successero nel ruolo di cantante altri nomi illustri: Roberto Videla, Osvaldo Ribó, Juan Carlos Godoy ed Elsa Rivas.
Ma le circostanze non erano più le stesse, il periodo d’oro degli anni ’40 non tornò più, e lungo la strada numerose orchestre – tra cui quella dei Tanturi – lentamente svanirono. Nel 1966 registrò il suo ultimo album e dopo 7 anni, nel 1973 morì.
Il suo stile
In un brano di Tanturi solitamente possiamo riconoscere un’introduzione nella quale il ritmo sincopato e la melodia si fondono perfettamente per creare l’ingresso al cantante; a quel punto, con un passo indietro, l’orchestra lascia completamente la scena al cantor che con grande capacità, carattere e talento riempie gli spazi offerti.
Solitamente il maestro arrivava alla chiusura del brano, lasciando la sua firma, rappresentata dallo spostamento a sorpresa dell’accento sulla penultima nota, con un effetto sorprendente sull’ascoltatore come di essere portato sull’orlo di un precipizio, senza respiro, per poi essere messo in salvo dall’ultimo appoggio delicato del pianoforte.